Gesù e Mosè, quanti parallelismi

Nel discorso eucaristico pronunciato a Cafarnao, Gesù spiega ai suoi ascoltatori: “I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo” (Gv 6, 49-51). Per sostenere che l’Eucaristia è la nuova manna data da Dio al popolo della Nuova Alleanza, gli evangelisti cercano prima di tutto di dimostrare che Gesù è il nuovo Mosè. È Lui che porterà il dono della nuova manna. In Lui si compie la profezia pronunciata dal capo degli Israeliti durante l’esodo: Signore tuo Dio susciterà per te, in mezzo a te, fra i tuoi fratelli, un profeta pari a me; a lui darete ascolto. […] susciterò loro un profeta tra i loro fratelli, come te, e metterò in bocca a lui le mie parole; egli dirà loro tutto ciò che io ordinerò” (Dt 18, 15.18). Ci sono diverse ragioni che confermano l’adempimento di tale profezia nella persona di Gesù

Il nuovo Sinai

L’evangelista Matteo persegue in modo consapevole e coerente la sua premessa teologica di presentare la figura di Gesù come nuovo Mosè. Lo consegue attraverso procedimenti letterari e introducendo nel Vangelo alcuni elementi teologici. Uno dei più evidenti è l’inizio del Sermone della Montagna: Vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli (Mt 5,1). Poco dopo, Gesù pronuncia il comandamento dell’amore al prossimo, facendolo arrivare fino ad amare i nemici: Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste (Mt 5, 43-45).

Da questa impostazione del contenuto evangelico, il lettore del testo di Matteo trae un chiaro messaggio: come Mosè sul Monte Sinai diede a Israele, popolo dell’antica alleanza, la Legge dell’antica alleanza (il Decalogo), così Gesù, nuovo Mosè, sul Monte delle Beatitudini, dà al popolo della nuova alleanza, la Chiesa, la Legge della nuova alleanza (il comandamento di amare il prossimo fino all’amore dei nemici)

Il nuovo Pentateuco

Una particolare tattica letteraria di Matteo per presentare Gesù come il nuovo Mosè consiste nel raggruppare l’insegnamento del Maestro di Nazareth in cinque blocchi tematici. Tenendo conto dell’importanza del Pentateuco per la religione giudaica e volendo far apparire Gesù come il nuovo Mosè, strutturò il suo Vangelo in modo tale da includere i cinque grandi insegnamenti del Maestro di Nazareth. L’idea stessa di cinque discorsi ha un significato preciso: la buona notizia della salvezza diventa la nuova Torah (Pentateuco), mentre Gesù diventa il nuovo Mosè – il Legislatore. Infatti, mentre la prima Legge è stata portata da Mosè, che l’ha ricevuta da Yahweh nella teofania del Sinai, la nuova Legge è rivelata da Gesù. I cinque discorsi di Gesù sono l’equivalente dei cinque libri della Torah attribuiti a Mosè e costituiscono il nuovo Pentateuco. Essi sono, in sequenza: Il Discorso della montagna (Mt 5-7), il discorso missionario (Mt 10), il discorso in parabole (Mt 13), il discorso ecclesiologico (Mt 18) e il discorso escatologico (Mt 23-25).

Il nuovo sacerdozio

Anche Gesù, agli occhi dell’evangelista Matteo, è un sacerdote alla maniera di Mosè, che del resto non apparteneva al rito levitico. Come Mosè scelse Aronne, così Gesù scelse Pietro per guidare gli apostoli. Proprio come Aronne, Nadab e Abihu facevano parte della cerchia più stretta di Mosè, così Gesù ne scelse tre fra gli apostoli, Pietro, Giacomo e Giovanni. Mosè diede l’incarico ai dodici giovani per offrire sacrifici ai piedi del Sinai, mentre Gesù scelse dodici apostoli. Sia l’uno che l’altro consacrarono sacerdoti.

Non fu rilevante il fatto che nemmeno gli apostoli appartenessero (almeno non ne abbiamo notizie) alla tribù di Levi, poiché in origine le funzioni sacerdotali in Israele potevano essere svolte da tutti gli uomini. Il cerchio più ampio era costituito dai settanta anziani di Israele che circondavano Mosè e dai settanta discepoli che Gesù inviò in missione per annunciare la buona novella. I parallelismi di cui sopra sono facilmente visibili nel diagramma illustrato:


Mosè e la gerarchia sacerdotale                       Gesù e i suoi discepoli

Mosè                                                                               Gesù

Sommo sacerdote: Aronne                                        Primo degli apostoli: Pietro

Cerchio di tre: Aronne, Nadab, Abihu                     Cerchio di tre: Pietro, Giacomo, Giovanni

Dodici giovani delle dodici tribù di Israele            Dodici apostoli, rappresentanti delle dodici tribù di Israele

Settanta anziani di Israele                                         Settanta discepoli di Gesù


Questi accostamenti suggeriscono che Gesù, sul modello di Mosè, forma la gerarchia del nuovo sacerdozio. Può quindi essere indubbiamente definito il nuovo Mosè.

Altre analogie

Dall’accostamento dei quattro Vangeli con la narrazione dell’Esodo e del Deuteronomio, emergono ulteriori parallelismi, che rivelano gli sforzi degli evangelisti nel fare riferimento a Mosè mentre raccontano la storia di Gesù. Sia l’uno che l’altro trascorsero quaranta giorni digiunando in un luogo deserto. Sia l’uno che l’altro hanno rivelato il nome di Dio al popolo. Ambedue effettuarono la trasformazione dell’acqua: Mosè trasformò l’acqua del Nilo in sangue, Gesù a Cana di Galilea trasformò l’acqua in vino, che divenne la prefigurazione del Sangue del Signore. Ambedue nutrirono il popolo affamato nel deserto con il cibo del cielo. Sia Mosè che Gesù sancirono la loro alleanza con Dio nel sangue. Gli angeli hanno vegliato sulle tombe di entrambi. E queste sono soltanto alcune analogie….

Un nuovo sacrificio

Dal momento che tanti argomenti confermano la tesi che Gesù è il nuovo Mosè, e che gli evangelisti attraverso un disegno redazionale consapevole lo rappresentano come tale, nel contesto delle nostre considerazioni ci sono due eventi nella vita di Mosè particolarmente significativi: la discesa della manna nel deserto e l’istituzione dei pani dell’offerta. Attraverso Mosè, Dio nutriva miracolosamente il suo popolo durante il viaggio di quarant’anni verso la Terra Promessa (Es 16, 1-35). Gesù, come nuovo Mosè, moltiplicò i pani e i pesci per sfamare le moltitudini (Mt 14,13-21; 15, 32-39; Mc 6, 34-44; 8, 1-10; Lc 9, 12-17; Gv 6, 1-15). Mosè istituì un sacrificio di pani dell’offerta, che ogni settimana venivano consumati dai sacerdoti (Es 25, 23-30). Si trattava del sacrificio e del banchetto allo stesso tempo. Entrambi questi eventi – il nutrimento con la manna e l’istituzione dei pani dell’offerta – hanno avuto luogo durante il viaggio verso la Terra Promessa. Perciò, l’Eucaristia, che questi eventi prefigurano, è il nostro cibo sulla via del cielo – la nuova Terra Promessa.

trad. Anna Marx-Vannini

„Gesù e Mosè, quanti parallelismi”, Rinnovamento nello Spirito Santo 7-8 (2021) 18-19

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