L’acqua dalla roccia – prefigurazione dell’Eucaristia

fot. M. Rosik

La prefigurazione biblica dell’Eucaristia sembra essere un evento che, effettivamente, ha poco a che fare con l’Ultima Cena consumata da Gesù con i suoi discepoli. Tuttavia, San Paolo – come lo vedremo – la interpreta come tale in modo inequivocabile. Si tratta dell’episodio dell’acqua scaturita dalla roccia, che avvenne durante il viaggio degli Israeliti attraverso il deserto verso la Terra Promessa. Prendiamo il testo principale che racconta ciò che accadde allora:

„Tutta la comunità degli Israeliti levò l’accampamento dal deserto di Sin, secondo l’ordine che il Signore dava di tappa in tappa, e si accampò a Refidim. Ma non c’era acqua da bere per il popolo. Il popolo protestò contro Mosè: „Dateci acqua da bere!”. Mosè disse loro: „Perché protestate con me? Perché mettete alla prova il Signore?” In quel luogo dunque il popolo soffriva la sete per mancanza di acqua; il popolo mormorò contro Mosè e disse: „Perché ci hai fatti uscire dall’Egitto per far morire di sete noi, i nostri figli e il nostro bestiame?” Allora Mosè invocò l’aiuto del Signore, dicendo: „Che farò io per questo popolo? Ancora un poco e mi lapideranno!” Il Signore disse a Mosè: „Passa davanti al popolo e prendi con te alcuni anziani di Israele. Prendi in mano il bastone con cui hai percosso il Nilo, e và! Ecco, io starò davanti a te sulla roccia, sull’Oreb; tu batterai sulla roccia: ne uscirà acqua e il popolo berrà”. Mosè così fece sotto gli occhi degli anziani d’Israele” (Es 17, 1-6).

Refidim

Refidim fu il luogo dell’ultimo accampamento degli Israeliti prima di raggiungere il monte Sinai. Anche se l’ubicazione di questo luogo non è chiara, una cosa è certa: si tratta di un luogo dove l’acqua potabile scarseggiava. Questo fatto suscitò il malcontento degli Israeliti e la loro ribellione contro Mosè. Dio non rimase sordo alle grida del popolo ne a quelle di Mosè. Gli ordinò di mettersi insieme agli anziani alla testa del popolo e di percuotere la roccia con il suo bastone affinché sgorgasse l’acqua. Fu lo stesso bastone con cui egli in precedenza aveva colpito le acque del Nilo (Es 8, 12-13.16-17). L’effetto della sua azione, però, fu opposto: in Egitto l’acqua potabile diventò inbevibile, mentre qui l’acqua sgorgata dalla roccia era potabile.

Isaia riguardo all’acqua dalla roccia

Il riferimento all’acqua che sgorga dalla roccia appare nel Deutero-Isaia: „Non soffrono la sete mentre li conduce per deserti; acqua dalla roccia egli fa scaturire per essi; spacca la roccia, sgorgano le acque” (Is 48, 21). Tra i molti nomi attraverso i quali Dio si è fatto conoscere dagli Israeliti, ce n’era uno: la Roccia. Dio è chiamato la Roccia perché dà un senso di sicurezza. Il salmista pregava con le parole: ” tu sei mio rifugio e mia fortezza.” (Sal 71,3) e chiese: „guidami su rupe inaccessibile” (Sal 61,3). Le pagine dell’Antico Testamento raccontano storie i cui protagonisti si nascondevano in grotte rocciose. La roccia è quindi un simbolo di permanenza, stabilità, riparo e, in ultima analisi, simbolo di Dio stesso. Tale è quindi il significato del motivo della roccia nel passo di Isaia: indica Cristo.

Interpretazioni giudaiche del motivo della roccia

Secondo la tradizione rabbinica, la roccia da cui sgorgò l’acqua nel deserto era il pozzo di Miriam, sorella di Mosè e Aronne. Fu proprio questa la roccia che divenne il pozzo che seguiva misteriosamente gli Israeliti nel loro viaggio attraverso il deserto (Sukkot3,11). Tuttavia, l’artefice dell’allegoria della roccia che cammina insieme agli Israeliti attraverso il deserto non furono i rabbini vissuti diversi secoli dopo Cristo, ma un contemporaneo di Gesù. Si tratta del filosofo e storico ebreo, Filone di Alessandria, che identificò questa roccia con la sapienza divina. Si riferiva inoltre al Libro della Sapienza, il cui autore indicava la presenza della sapienza di Dio in molti eventi della storia dell’antico Israele: ” Essa liberò un popolo santo e una stirpe senza macchia da una nazione di oppressori. Entrò nell’anima di un servo del Signore e si oppose con prodigi e con segni a terribili re. Diede ai santi la ricompensa delle loro pene, li guidò per una strada meravigliosa, divenne loro riparo di giorno e luce di stelle nella notte” (Sap 10,15-17). Nello spirito della stessa tradizione si trova l’affermazione di Filone di Alessandria: „Effettivamente, una roccia solida è la saggezza di Dio, con la quale Egli nutre le anime che Lo amano” (Legum allegoriae2,86).

Cosa ne dice San Paolo?

Prendiamo ora in considerazione un riferimento neotestamentario all’episodio dell’acqua fatta sgorgare dalla roccia. Si tratta di un passo preso dalla corrispondenza di Paolo con i Corinzi, in cui l’apostolo delle genti mette in guardia i suoi destinatari riguardo all’idolatria. Paolo richiama diversi episodi del periodo in cui gli Israeliti attraversavano il deserto: „Non voglio infatti che ignoriate, o fratelli, che i nostri padri furono tutti sotto la nuvola, tutti attraversarono il mare, tutti furono battezzati in rapporto a Mosè nella nuvola e nel mare, tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale, tutti bevvero la stessa bevanda spirituale: bevevano infatti da una roccia spirituale che li accompagnava, e quella roccia era il Cristo. Ma della maggior parte di loro Dio non si compiacque e perciò furono abbattuti nel deserto. Ora ciò avvenne come esempio per noi, perché non desiderassimo cose cattive, come essi le desiderarono” (1 Cor 10,1-6). Il messaggio centrale del ragionamento di Paolo era quello di far dimostrare che fu Cristo ad accompagnare gli Israeliti nel loro cammino. Infatti non era una roccia reale intesa fisicamente, che peregrinava con i discendenti di Abramo, ma Cristo stesso.

Paolo non vuole solo confutare un insegnamento di natura etica e nemmeno fare un’esortazione basata sul racconto biblico di alcuni episodi tratti dalla storia del popolo eletto, ma mettere in rilievo il valore prefigurativo di questi eventi, che hanno profeticamente anticipato la situazione dei cristiani. Paolo sostiene, dopo aver dato una serie di esempi, che proprio questo è il modo in cui questi eventi dovrebbero essere considerati: „Tutte queste cose però accaddero a loro come esempio” (1 Cor 10,11a).  Per l’apostolo delle nazioni, l’acqua sgorgata dalla roccia è diventata un simbolo di „bevanda spirituale”. Non si tratta solo di specificare che questa bevanda ha l’origine in Dio. Si tratta di sottolineare che è Cristo che dà il compimento a ciò che questo dono dell’acqua preannuncia simbolicamente. E cosa preannuncia il simbolo della bevanda spirituale? L’Eucaristia, naturalmente! Gesù stesso ne ha parlato nel suo discorso nella sinagoga di Cafarnao: „il mio sangue (è) vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui” (Gv 6, 55b-56).

La Didachè, o dottrina dei dodici apostoli

Parlando di roccia spirituale, del cibo e bevanda spirituali, Paolo si riferisce alla terminologia del cristianesimo delle origini relativa all’Eucaristia, presente anche in una delle prime opere cristiane extra-bibliche. Non conosciamo l’autore dell’opera che porta il titolo Didachè, o dottrina dei dodici apostoli. Quest’opera anonima fu scritta nella prima metà del secondo secolo d.C. Il suo autore si rivolge direttamente a Dio, dicendo: „Tu, Signore onnipotente, … hai dato agli uomini cibo e bevanda a loro conforto, affinché ti rendano grazie; ma a noi hai donato un cibo e una bevanda spirituali e la vita eterna per mezzo del tuo servo” (Didachè 10,3). Si sta chiaramente parlando dell’Eucaristia. Perché l’acqua che miracolosamente sgorgò dalla roccia durante il viaggio degli Israeliti attraverso il deserto è la prefigurazione del sangue di Cristo che sgorgò dal suo fianco dopo la crocifissione. In altre parole, prefigura l’Eucaristia.

trad. Anna Marx Vannini

„L’acqua dalla roccia, prefigurazione dell’Eucaristia”, Rinnovamento nello Spirito Santo 1-2 (2021) 18-21.