La questione che rimane tuttora irrisolta è quella se Gesù e gli apostoli durante l’Ultima Cena abbiano consumato o meno la carne dell’agnello pasquale. L’agnello era l’alimento fondamentale del seder, in quanto serviva a commemorare la notte dell’Esodo e anche il fatto che il sangue dell’animale sulle porte delle case degli Israeliti li proteggeva dall’ira dell’angelo della morte, che aveva sterminato tutti i primogeniti d’Egitto.
Cosa significa: preparare la Pasqua?
Secondo molti autori, sulla tavola dell’Ultima Cena era presente l’agnello. È vero che i sinottici, descrivendo l’evento, non usavano il termine “agnello” ma secondo loro non c’è nulla di strano in questo. Per definire il sacrificio offerto nel tempio e consumato tra le mura domestiche, non si parlava dell’”agnello”; nel periodo del giudaismo del Secondo Tempio si usava semplicemente il termine “Pasqua”. Poteva essere questo il caso del racconto dei sinottici sull’Ultima Cena?
A quanto pare, ci sono almeno due casi in cui sembra che sia proprio così. Il primo riguarda il Vangelo di Marco: “Il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: Dove vuoi che andiamo a preparare perché tu possa mangiare la Pasqua?” (Mc 14,12). Basta mettere il termine “agnello” al posto di “Pasqua” e tutto diventa chiaro. Il secondo caso riguarda il racconto di Luca: “Gesù mandò Pietro e Giovanni dicendo: andate a preparare per noi la Pasqua, perché possiamo mangiare “(Lc 22,8) e “Il Maestro ti dice: Dov’è la stanza in cui posso mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. (Lc 22,11). Anche in questo caso, basta sostituire il termine “Pasqua” con “agnello” ed è chiaro che l’agnello doveva comparire sulla tavola del banchetto. Quindi, era molto probabile che, la carne dell’agnello pasquale fosse presente sulla tavola dell’ultima cena. Se Gesù avesse proibito ai discepoli di preparare un agnello, gli evangelisti avrebbero sicuramente riportato scrupolosamente la sorpresa degli apostoli per questa indicazione.
L’agnello che toglie i peccati del mondo
Da un punto di vista teologico, non è tuttavia fondamentale se i discepoli di Gesù abbiano preparato o meno l’agnello perché possa essere consumato. Quando nascevano i Vangeli, i loro autori erano ben consapevoli su come andasse intesa la morte in croce di colui di cui Giovanni Battista aveva detto: “Ecco l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo” (Gv 1,29). Nel preparare il banchetto, che certamente si svolgeva in un clima pasquale – pur non seguendo esattamente un seder ebraico (insieme delle parti che compongono il rito, n.d.r.), – Gesù ha voluto comportarsi secondo la tradizione dei padri; alla fine però è risultato che era Lui il nuovo Agnello pasquale che avrebbe dato da mangiare il suo Corpo e il suo Sangue ai credenti in Lui.
Giovanni Battista, indicando Gesù come l’Agnello di Dio, lo inquadra in una quadruplice dimensione: come il Messia, come Colui che toglierà i peccati del mondo (Gv 1,29), come Colui che donerà agli uomini la vita eterna e come Colui che riunirà in una cosa sola i liberati dai peccati e destinati alla vita eterna. Vediamo di approfondire brevemente ciascuna di queste dimensioni.
Giovanni Battista dichiara che è venuto colui che “deve venire”. L’atteso Messia doveva portare alla remissione dei peccati: “Non agiranno più iniquamente né saccheggeranno in tutto il mio santo monte, perché la saggezza del Signore riempirà il paese come le acque ricoprono il mare.” (Is 11,9). A Isaia fa eco Ezechiele: “Non si contamineranno più con i loro idoli, con i loro abomini e con tutte le loro iniquità; li libererò da tutte le ribellioni con cui hanno peccato; li purificherò e saranno il mio popolo e io sarò il loro Dio.” (Ez 37,23). Alla fine, il popolo di Dio inizierà a obbedire ai suoi comandi: “Il mio Spirito voglio alitare in voi e farvi vivere secondo i miei precetti, osservare i miei comandamenti e camminare in essi” (Ez 36,27). L’evangelista Giovanni lo conferma con le parole: “Voi sapete che Egli è apparso per togliere i peccati e che in Lui non v’è peccato. […] Ora il Figlio di Dio è apparso per distruggere le opere del diavolo.” (1 Gv 3, 5.8).
Gesù, come Agnello di Dio, non solo toglie i peccati dei singoli, ma toglie anche il “peccato del mondo” (al singolare), cioè la mentalità peculiare del mondo che si oppone a Dio. Si tratta dell’atteggiamento di incredulità che si è insinuato nel mondo dopo il peccato dei progenitori. Gesù stesso ne parla quando annuncia la venuta dello Spirito Santo: “Ora io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore; ma quando me ne sarò andato, ve lo manderò. E quando sarà venuto, egli convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio. Quanto al peccato, perché non credono in me;” (Gv 16,7-9). L’Agnello di Dio, che porta le caratteristiche del servo del Signore, è l’antitesi di un mondo dominato dal peccato. Il suo sangue lava il mondo dai suoi peccati: “Voi sapete che non a prezzo di cose corruttibili, come l’argento e l’oro, foste liberati dalla vostra vuota condotta ereditata dai vostri padri, ma con il sangue prezioso di Cristo, come di agnello senza difetti e senza macchia.” (1 Pt 1, 18-19); “Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, perché, non vivendo più per il peccato, vivessimo per la giustizia; dalle sue piaghe siete stati guariti.” (1 Pt 2, 24-25a).
La direzione: vita eterna
Il sangue dell’Agnello dona alle persone la vita eterna. Dopo la morte di Gesù sulla croce, un soldato romano gli trafisse il costato e ne uscì sangue e acqua (cf Gv 19,34). In nessun altro luogo, al di fuori della scena della crocifissione, l’evangelista usa il simbolo dell’acqua e del sangue insieme. Egli parla dell’acqua durante la festa di Gerusalemme: “Nell’ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù levatosi in piedi esclamò ad alta voce: „Chi ha sete venga a me e beva chi crede in me; come dice la Scrittura: fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno”. Questo egli disse riferendosi allo Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui: infatti non c’era ancora lo Spirito, perché Gesù non era stato ancora glorificato.” (Gv 7,37-39). In precedenza, nel colloquio con la Samaritana, Gesù aveva parlato dell’acqua viva che porta la vita eterna (Gv 4,13). Lo stesso evangelista spiega che l’acqua è un simbolo dello Spirito Santo.
Il sangue, invece, nella mentalità semitica è la sede della vita; in questo caso, significa la vita di Gesù, la cui essenza era l’obbedienza al Padre e l’amore per Lui. Ciò significa che quando il sangue e l’acqua sgorgarono dal costato di Gesù, lo Spirito Santo comunicò la vita di Gesù al popolo, secondo il principio: “è lo Spirito che dà la vita” (Gv 6,63). In questo consiste il dono della vita eterna, di cui Gesù ha parlato quando ha annunciato il dono dell’acqua della vita. Gesù dona alla Chiesa nascente lo Spirito Santo sia sulla croce sia nella domenica di risurrezione: “Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi.” (Gv 20,22-23).
In definitiva, quindi, la morte di Gesù come Agnello di Dio porta alla remissione dei peccati e alla consegna ai fedeli della vita stessa di Gesù. Il sangue di Gesù (simbolo dell’intera sua vita) consumato dai fedeli nella comunione eucaristica fa si che essi partecipino alla stessa vita di Gesù: “se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita.” (Gv 6,53). Gesù “aveva la vita in se stesso” (Gv 5,26). Attraverso lo Spirito che rimette i peccati, comunica ai fedeli il dinamismo interiore della sua vita.
Quale sarà la fine?
Gesù, l’Agnello di Dio, muore sulla croce: “per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi” (Gv 11,52). Cristo – il nuovo tempio – sarà “elevato da terra” e “attirerà tutti a sé” (Gv 12,32). Questo processo culminerà nel regno messianico escatologico nei cieli, quando persone “di ogni nazione, razza, popolo e lingua” (Ap 7,9) staranno davanti al trono di Dio e all’Agnello.
trad. Anna Marx Vannini
„L’agnello sulla tavola dell’Ultima Cena?”, Rinnovamento nello Spirito Santo 10 (2024) 10-11.
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