Nel documento della Pontificia Comissione Biblica intitolato Il popolo ebraico e le sue Sacre Scritture nella Bibbia cristiana leggiamo: “Nel passato, tra il popolo ebraico e la Chiesa di Cristo Gesù, la rottura è potuta sembrare talvolta completa, in certe epoche e in certi luoghi. Alla luce delle Scritture questo non sarebbe mai dovuto accadere, perché una rottura completa tra la Chiesa e la Sinagoga è in contraddizione con la sacra Scrittura” (85). Il papa Benedetto XVI, allora prefetto della Congregazione della Fede, nell’introduzione al documento, nota che Gesù di Nazareth ha avanzato la pretesa di essere il vero erede dell’Antico Testamento e di dare alla Bibbia Ebraica l’interpretazione definitiva.
Due caratteristiche descrivono l’atteggiamento di Gesù verso la sua religione:
(1) Egli è un ebreo, che cerca con devozione di compiere la volontà di Dio, rivelata nella Legge e nei Profeti;
(2) Egli è il Messia, che si rivolge con la sua missione non solo agli ebrei, ma a tutto il mondo. Sembra che questo suo atteggiamento non potesse fare altro che suscitare la tensione tra il giudaismo ufficiale (rappresentato maggiormente dai farisei) e la Chiesa nascente.
Lungo il percorso della storia, le strade del giudaismo e del cristianesimo si sono separate. Da questo momento – da due milla anni, ognuna di queste religioni percorre la propria strada. E qui nasce lo spazio per il dialogo, la cui direzione, a cui sono chiamati da Dio sia cristiani che ebrei, viene disegnata dal Concilio Vaticano II: “Scrutando il mistero della Chiesa, il sacro Concilio ricorda il vincolo con cui il popolo del Nuovo Testamento è spiritualmente legato con la stirpe di Abramo. (…) Essendo perciò tanto grande il patrimonio spirituale comune a cristiani e ad ebrei, questo sacro Concilio vuole promuovere e raccomandare tra loro la mutua conoscenza e stima, che si ottengono soprattutto con gli studi biblici e teologici e con un fraterno dialogo” (Nostra aetate 4).
Negli ultimi anni la relazione ‘Gesù – giudaismo’ attira l’interesse di molti studiosi, sia cristiani che di provenienza ebraica. Molti libri su questa tmatica mettono in rilievo i diversi aspetti dell’atteggiamento di Gesù veso la religione del suo popolo, studiando questa problematica da diversi punti di vista.
Il mio libro „Gesù e il giudaismo. Passando oltre il confine” (Serramazzoni 2006) contiene cinque schizzi letterari. Anche se scritti separatamente, messi tutti assieme compongono un mosaico che presenta la persona di Gesù ebreo che apre la strada alla salvezza anche ai pagani. La vita degli ebrei che abitavano fuori Gerusalemme ai tempi di Gesù era legata alla sinagoga. Anche Gesù, come pio ebreo, frequentava la sinagoga. Di questo fatto abbiamo molte testimonianze nei vangeli. Il primo capitolo descrive la funzione religiosa e sociale dell’istituzione sinaogale nel primo secolo.Spesso si dice che la missione storica di Gesù fosse stata limitata a Israele. I vangeli contengono però i racconti su Gesù come figlio di Dio che va oltre il confine d’Israele e si rivolge con il suo insegnamento e con la sua potestà ai pagani compiendo miracoli per loro.Uno di questi brani, il racconto della donna sirofnicia e della sua figlia tormentata da un demonio (Mc 7,24-30), è stato oggeetto di studio nel capitolo secondo.Dal punto di vista teologico non meno importante è il capitolo terzo, dove viene presentato il significato del simbolo del velo nel Tempio, che si squarciò mentre Gesù moriva sulla croce (Mc 15,33-39). La presenza di Dio, divina Shekinah, non è più racchiusa nel Santo dei Santi del Tempio: il velo del santuario viene squarciato. Dio esce fuori per invitare tutti alla salvezza; per far capire a tutti – sia ebrei, sia pagani – che il cielo è aperto per quelli che ricevono con fede il frutto della morte e rissurezione di Gesù.I continuatori della missione terrena di Gesù, i suoi seguaci e discepoli radunati nella prima comunità cristiana a Gerusalemme, soffrivano le persecuzioni da parte delle autorità religiose e statali. La tensione fra gli ebrei e i cristiani era forte nei primi anni dopo la morte di Cristo, soprattutto nel periodo in cui la Chiesa non era ancora definitivamente separata dal giudaismo. Il capitolo quarto presenta la dimensione teologica della preghiera dei discepoli ai tempi della persecuzione (Atti 4,23-31).L’ultima parte di questo lavoro presenta testimonianze extra-bibliche dei giudei sulla persona di Gesù. Vengono messi in rilievo il cosidetto Testimonium flavianum, una parte della preghiera “Diciotto Benedizioni” e alcuni passi del Talmud.
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