fot. M. Rosik
Uno dei modelli veterotestamentari del sacrificio di Cristo sulla croce, che si attualizza nell’Eucaristia, più frequentemente citati è il sacrificio che Abramo doveva fare di suo figlio Isacco. Sara ha dato ad Abramo Isacco, figlio della promessa e suo padre, messo alla prova da Dio, avrebbe dovuto offrirlo in sacrificio sul monte Moria. Isacco, miracolosamente salvato, ha dato origine al popolo ebraico. Ascoltiamo la descrizione dell’evento decritto nel Libro della Genesi:
“Dopo queste cose, Dio mise alla prova Abramo e gli disse: „Abramo, Abramo!”. Rispose: „Eccomi!”. Riprese: „Prendi tuo figlio, il tuo unico figlio che ami, Isacco, và nel territorio di Moria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò”. Abramo si alzò di buon mattino, sellò l’asino, prese con sé due servi e il figlio Isacco, spaccò la legna per l’olocausto e si mise in viaggio verso il luogo che Dio gli aveva indicato. Il terzo giorno Abramo alzò gli occhi e da lontano vide quel luogo. Allora Abramo disse ai suoi servi: „Fermatevi qui con l’asino; io e il ragazzo andremo fin lassù, ci prostreremo e poi ritorneremo da voi”. Abramo prese la legna dell’olocausto e la caricò sul figlio Isacco, prese in mano il fuoco e il coltello, poi proseguirono tutt’e due insieme.
Isacco si rivolse al padre Abramo e disse: „Padre mio!”. Rispose: „Eccomi, figlio mio”. Riprese: „Ecco qui il fuoco e la legna, ma dov’è l’agnello per l’olocausto?”. Abramo rispose: „Dio stesso provvederà l’agnello per l’olocausto, figlio mio!”. Proseguirono tutt’e due insieme; così arrivarono al luogo che Dio gli aveva indicato; qui Abramo costruì l’altare, collocò la legna, legò il figlio Isacco e lo depose sull’altare, sopra la legna. Poi Abramo stese la mano e prese il coltello per immolare suo figlio. Ma l’angelo del Signore lo chiamò dal cielo e gli disse: „Abramo, Abramo!”. Rispose: „Eccomi!”. L’angelo disse: „Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli alcun male! Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unico figlio”. Allora Abramo alzò gli occhi e vide un ariete impigliato con le corna in un cespuglio. Abramo andò a prendere l’ariete e lo offrì in olocausto invece del figlio.” (Gen 22.1-14).
La descrizione di questo evento chiamato akedàci autorizza a vedere in esso l’annuncio del sacrificio di Cristo reso presente nell’Eucaristia? Certamente!
Il Figlio prediletto
Isacco era il figlio prediletto di Abramo. Gesù era il Figlio prediletto di Dio. Basta citare le parole pronunciate dal Padre mentre Gesù veniva battezzato nel Giordano: „Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto”. (Mt 3,17). Vediamo inoltre che fin dalla prima frase del Nuovo Testamento Gesù viene identificato con Isacco: „Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo”. (Mt 1,1). Anche nello stesso racconto del battesimo di Gesù, Giovanni Battista fa riferimento alla figura di Abramo: „Razza di vipere! Chi vi ha suggerito di sottrarvi all’ira imminente? Fate dunque frutti degni di conversione, e non crediate di poter dire fra voi: Abbiamo Abramo per padre. Vi dico che Dio può far sorgere figli di Abramo da queste pietre”.(Mt 3,7-9). Moria
Il luogo dove Abramo doveva sacrificare suo figlio è collegato al sacrificio di Cristo. Innanzitutto, si tratta del posto dove verrà costruito il Tempio di Gerusalemme, e i sacrifici che si terranno nel tempio preannunciano anch’essi il sacrificio di Cristo reso presente nell’Eucaristia. In secondo luogo, il Golgota, sul quale Cristo è stato crocifisso, apparteneva alla stessa catena montuosa di Moria, sulla quale Abramo doveva immolare Isacco. Vediamo quindi che la stessa topografia del sacrificio di Isacco preannuncia la morte di Gesù sulla croce.
Patibolo
Isacco stava portando la legna destinata ad appiccare il fuoco affinché si potesse compiere l’olocausto. Gesù portava l’albero della croce, o almeno il cosiddetto patibulum, cioè la trave orizzontale della croce, sul quale egli, Sommo Sacerdote della Nuova Alleanza, avrebbe offerto se stesso. L’atto di portare la legna da Isacco, che nella tradizione giudaica viene considerato una funzione sacerdotale, preannuncia la passione di Gesù sulla via della croce, e la Passione del Messia che si attualizza nel Santo Sacrificio.
La questione linguistica
Particolarmente significativa è l’ambiguità della risposta che Abramo dà alla domanda di Isacco e che può essere tradotta dall’ebraico in due modi, come: „Dio stesso provvederà l’agnello per l’olocausto” oppure: „Dio, l’Agnello, provvederà per l’olocausto”(Gen 22,8). È cosa logica che tutti gli ebrei interpretino il testo seguendo la prima versione, tuttavia dopo quello che ha compiuto Gesù, questa ambiguità ispirata da Dio deve essere interpretata come un riferimento indiretto alla divinità di Cristo, Agnello di Dio: Dio, l’Agnello (vale a dire Figlio di Dio come seconda Persona Divina) provvederà l’offerta sacrificale. Vedi infatti l’agnello impigliato tra i cespugli.
Riscontriamo inoltre dei collegamenti terminologici fra il sacrificio di Abramo e la narrazione evangelica del sacrificio di Cristo. Fra questi collegamenti due sono particolarmente significativi. Abramo si mise in viaggio verso il monte Moria „di buon mattino „, ma vi giunse per offrire il suo sacrificio „il terzo giorno”. Ambedue le espressioni („di buon mattino”; „terzo giorno”) ad un lettore attento del Vangelo fanno venire immediatamente in mente il racconto della tomba vuota di Gesù. Le donne che intendevano completare l’unzione del corpo di Gesù si recarono alla sua tomba la mattina presto del terzo giorno.
Sacerdote e sacrificio
Non c’è dubbio che Abramo sia sacerdote, dal momento che si accinge a sacrificare a Dio il proprio figlio. Ma dal momento che rischia di perdere la cosa più preziosa che aveva nella vita, diventa nello stesso tempo anche vittima. Quindi, Abramo è sia sacerdote che vittima sacrificale, come Cristo. Isacco deve essere immolato e vi si sottopone senza opporre resistenza. Secondo la tradizione giudaica, Isacco insegnava a Levi il modo di cui andavano fatti i sacrifici. Svolgeva quindi una funzione sacerdotale. Come si può vedere, sia Abramo che Isacco erano nello stesso tempo sacerdoti e vittime sacrificali. Proprio come Gesù, che, da Sommo Sacerdote della Nuova Alleanza, si è offerto come profumo gradito a Dio: “Cristo vi ha amato e ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore” (Ef 5.1).
Secondo la tradizione ebraica, il sacrificio di Isacco era un sacrificio volontario. Era già adulto – forse ancora giovane, ma consapevole di ciò che stava accadendo – e ha accettato di subire la morte. Una certa esitazione si potrebbe notare nella domanda rivolta al padre: „Ecco qui il fuoco e la legna, ma dov’è l’agnello per l’olocausto?” (Gen 22.7). Isacco sembra intuire che sarà lui l’offerta sacrificale, ma vuole essere sicuro che sia così. Ci sono analogie con l’atteggiamento di Gesù. Fin dall’inizio della sua attività sa di andare incontro ad una morte redentrice, prepara gli apostoli a questo momento con diverse anticipazioni, infine le va incontro di sua volontà, ma nel Giardino del Getsemani prega il Padre di allontanarla: Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà”(Lc 22.41).
„Il sacrificio di Abramo, preannuncio dell’Eucaristia”, Rinnovamento nello Spirito Santo 6 (2020) 12-13.
trad. Anna Marx-Vannini