Nelle nostre riflessioni sull’Eucaristia, abbiamo osservato come la manna con la quale Dio nutrì gli Israeliti, durante il loro peregrinare verso la Terra Promessa sotto la guida di Mosè, nonché l’istituzione dei pani dell’offerta, – o meglio: dei pani del Volto di Dio – fossero prefigurazioni dell’Eucaristia. Entrambi gli eventi sono legati alla persona di Mosè. Per sostenere che Gesù a coloro che credono in Lui dia la manna della Nuova Alleanza e i nuovi pani del Volto, cioè l’Eucaristia, gli evangelisti cercano in tutti i modi di presentare Gesù come il nuovo Mosè. Prendiamo il Vangelo dell’Infanzia secondo Matteo.
L’infanzia di Gesù sullo sfondo della storia di Mosè
Una delle caratteristiche teologiche più significative del Vangelo dell’infanzia è il riferimento alla storia di Mosè come contesto per descrivere la storia di Gesù. Le analogie si trovano sia nella tradizione biblica che in quella extrabiblica. Nel Vangelo dell’Infanzia, l’autore si riallaccia alle vicende di Mosè e, su questo sfondo, delinea la storia della nascita di Gesù e della fuga in Egitto della Sacra Famiglia. Secondo il Libro dell’Esodo, il Faraone, allarmato dal crescente tasso di natalità della popolazione ebraica, dà l’ordine di uccidere tutti i discendenti maschi degli Israeliti costretti ai lavori forzati: Allora il faraone diede quest’ordine a tutto il suo popolo: „Ogni figlio maschio che nascerà agli Ebrei, lo getterete nel Nilo, ma lascerete vivere ogni figlia” (Es 1, 22). Mosè si salvò solo perché la figlia del Faraone lo trovò quando, neonato, fu messo dalla madre in una cesta che galleggiava sulle acque del Nilo: Ora la figlia del faraone scese al Nilo per fare il bagno, mentre le sue ancelle passeggiavano lungo la sponda del Nilo. Essa vide il cestello fra i giunchi e mandò la sua schiava a prenderlo (Es 2, 5). Dopo la sua nascita, infatti Mosè fu tenuto nascosto dalla madre: La donna concepì e partorì un figlio; vide che era bello e lo tenne nascosto per tre mesi (Es 2, 2). Lo ricorda anche l’autore della Lettera agli Ebrei: Per fede Mosè, appena nato, fu tenuto nascosto per tre mesi dai suoi genitori, perché videro che il bambino era bello; e non ebbero paura dell’editto del re (Eb 11, 23). Quando da adulto uccise, in difesa di un Ebreo, un Egiziano, dovette rifugiarsi nella terra di Madian per paura della vendetta (Es 2,11-22).
La storia dell’infanzia di Gesù presentata da Matteo contiene molte analogie alla storia di Mosè. Proviamo a ricordarle brevemente.
I sogni paterni
Quando il Faraone intende uccidere Mosè, egli si salva fuggendo: Poi il faraone sentì parlare di questo fatto e cercò di mettere a morte Mosè. Allora Mosè si allontanò dal faraone e si stabilì nel paese di Madian e sedette presso un pozzo (Es 2,15). Anche Maria e Giuseppe con il bambino Gesù dovettero fuggire quando Erode iniziò a cercare il Bambino per ucciderlo: Essi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: „Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo”. Giuseppe, destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto (Mt 2,13-14). Giuseppe viene a conoscenza dell’imminente pericolo grazie all’intervento di Dio durante il sonno. Il sogno è uno dei modi in cui Dio comunica con l’uomo nel Vangelo dell’infanzia di Matteo. L’autore sottolinea più volte l’importanza dei sogni. Sono avvertimenti rivolti a Giuseppe e ai Magi. Ordinando a Giuseppe di lasciare la sua patria e di fuggire in Egitto, Dio entra nella storia della salvezza in modo diretto.
Si deve presumere che Matteo conoscesse l’antica leggenda ebraica secondo la quale, nei tempi della schiavitù egizia, gli astrologi avevano avvertito il faraone della nascita di Mosè, che avrebbe guidato gli Israeliti verso la liberazione. Il padre di Mosè tuttavia, fu avvertito in sogno con intervento divino, che il Faraone volesse uccidere tutti i ragazzi ebrei e, si mise in fuga, salvando in questo modo la vita del figlio. Lo storico giudaico Giuseppe Flavio così ricorda questa leggenda: Dio, commosso dalla supplica di Amaram, (padre di Mosè), ebbe pietà di lui, e, apparendogli in sogno, lo ammonì di non perdere la speranza di poter migliorare la propria sorte; poiché Dio si ricordava della loro pietà e non avrebbe mai cessato di ricompensarli per questo; del resto, fu grazie alla sua benevolenza che gli antenati degli Israeliti da poco numerosi si moltiplicarono in una così potente tribù (Antiquitates judaicae 2,7,2). L’analogia tra le due storie sembra evidente.
Faraone, Erode e Gesù
Il faraone ordinò di annegare nel Nilo ogni neonato maschio figlio dei Ebrei. Erode mandò i soldati a Betlemme per sterminare tutti i bambini sotto i due anni: Erode, accortosi che i Magi si erano presi gioco di lui, s’infuriò e mandò ad uccidere tutti i bambini di Betlemme e del suo territorio dai due anni in giù, corrispondenti al tempo su cui era stato informato dai Magi (Mt 2,16). Come il Signore ordinò a Mosè di tornare in Egitto dopo la morte del Faraone (Es 4,19), così un angelo del Signore ordinò a Giuseppe di tornare in patria dopo la morte di Erode. Morto Erode, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto e gli disse: „Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e và nel paese d’Israele; perché sono morti coloro che insidiavano la vita del bambino” (Mt 2,19-20). Quindi anche Mosè tornò con la moglie ed i figli in Egitto (Es 4,20), come Giuseppe con Maria e Gesù tornarono nella terra d’Israele Egli, alzatosi, prese con sé il bambino e sua madre, ed entrò nel paese d’Israele (Mt 2, 21).
L’analogia tra la storia di Mosè e quella di Gesù, presentata così chiaramente da Matteo, svolge un ruolo importante nel dimostrare la linea storico-salvifica della teologia dell’evangelista. Come Mosè fu il liberatore scelto e preparato da Dio per salvare gli Ebrei dalla schiavitù degli Egiziani, così Gesù è il salvatore di tutti coloro che credono in lui. E come attraverso Mosè Dio diede agli Israeliti la manna e i pani dell’offerta, così attraverso Gesù il nuovo popolo di Dio ricevette l’Eucaristia, il cibo della Nuova Alleanza.
trad. Anna Marx-Vannini
„Gesù come nuovo Mosè (1)”, Rinnovamento nello Spirito Santo 5-6 (2021) 16-17.
Polub stronę na Facebook