I pani dell’offerta, prefigurazione dell’Eucaristia

Durante la peregrinazione degli Israeliti dall’Egitto a Canaan attraverso il deserto, Mosè stabilì l’usanza di presentare a Dio i pani dell’offerta. Dio lo chiamò sul monte Sinai, dove rimase per quaranta giorni. Fu lì che ricevette istruzioni dettagliate su come costruire la Tenda del Convegno e su cosa dovesse contenere. Poi Dio aggiunse:

Farai una tavola di legno di acacia: avrà due cubiti di lunghezza, un cubito di larghezza, un cubito e mezzo di altezza. La rivestirai d’oro puro e le farai intorno un bordo d’oro. Le farai attorno una cornice di un palmo e farai un bordo d’oro per la cornice. Le farai quattro anelli d’oro e li fisserai ai quattro angoli che costituiranno i suoi quattro piedi. Gli anelli saranno contigui alla cornice e serviranno a inserire le stanghe destinate a trasportare la tavola. Farai le stanghe di legno di acacia e le rivestirai d’oro; con esse si trasporterà la tavola. Farai anche i suoi accessori, piatti, coppe, anfore e tazze per le libazioni: li farai d’oro puro. Sulla tavola collocherai i pani dell’offerta: saranno sempre alla mia presenza. (Es 25, 23-30)

Il termine ‘pani dell’offerta’ non è molto appropriato. L’espressione usata dagli autori della Bibbia è lehem ha-panim in ebraico, che letteralmente significa „pani del volto”, e si riferisce al volto di Dio. Il pane qui è il segno visibile del volto invisibile di Dio. I pani dovrebbero essere dodici per rappresentare le dodici tribù di Israele.

Guardiamo la sequenza degli eventi. In primo luogo, Dio fece un’alleanza con gli Israeliti ai piedi del monte Sinai, ed era un’alleanza nel sangue: Mosè prese la metà del sangue e la mise in tanti catini e ne versò l’altra metà sull’altare (Es 24, 6). Poi i settantaquattro salirono sul monte, dove ebbe luogo il banchetto celeste: Poi Mosè salì con Aronne, Nadab, Abiu e i settanta anziani di Israele. Essi videro il Dio d’Israele: sotto i suoi piedi vi era come un pavimento in lastre di zaffìro, simile in purezza al cielo stesso. Contro i privilegiati degli Israeliti non stese la mano: essi videro Dio e tuttavia mangiarono e bevvero (Es 24, 9-11). In ricordo dell’alleanza e del banchetto prima del quale gli Israeliti videro il volto del loro Dio, Egli ordinò di predisporre la tavola dei pani dell’offerta e di collocarla nella Tenda del Convegno. Più tardi, la stessa tavola si sarebbe trovata nel Tempio di Gerusalemme. Accanto ad essa doveva essere collocato un candelabro con le lampade sempre accese (Lv 24, 1). Infatti, nel tempio veniva collocato un candelabro a sette braccia, chiamato menorah, perennemente acceso.

I pani dell’offerta divennero quindi memoria dell’alleanza del Sinai e del banchetto del popolo con il suo Dio. Per questo motivo Dio comandò di preparare ogni sabato dei pani nuovi: Ogni giorno di sabato si disporranno i pani davanti al Signore sempre; saranno forniti dagli Israeliti; è alleanza. (Lv 24, 8). Va sottolineato che questi pani costituiscono un dono, cioè, l’offerta, fatta a Dio. Come si svolgeva, in pratica la sostituzione dei pani dell’offerta?

Otto sacerdoti entravano nel santuario. Due di loro portavano dodici focacce nuove del pane dell’offerta, mentre gli altri due portavano i vassoi per disporvi il pane. Altri quattro sacerdoti toglievano il pane della settimana precedente, facendolo in modo che rimanesse sempre almeno una pagnotta sulla tavola. Accanto alla tavola su cui erano disposti i pani si trovavano i recipienti per le libagioni, costituite dal vino. In altre parole, i pani dell’offerta e il vino venivano consumati dai sacerdoti durante il banchetto sacro, ma nello stesso tempo costituivano il sacrificio offerto a Dio a nome del popolo.

Tradizione ebraica dei pani dell’offerta

I pani una volta offerti a Dio dai sacerdoti, venivano trattati in modo radicalmente diverso da prima dell’offerta. Prima di entrare nel Luogo Santo e di essere sacrificati, essi potevano essere appoggiati su una tavola di marmo, ma dopo essere stati offerti a Dio, potevano essere deposti esclusivamente su una tavola d’oro puro. L’atto del sacrificio comportava quindi che essi venissero considerati pani sacri. Lo attesta una norma contenuta nel Mishnah, il commento ebraico al Pentateuco: Nell’anticamera all’entrata del tempio c’erano due tavoli, uno di marmo e l’altro d’oro. Sulla tavola di marmo si mettevano i pani dell’offerta prima di portarli dentro, e sulla tavola d’oro venivano posti i pani dell’offerta quando venivano portati fuori, poiché ciò che è santo deve essere esaltato e non umiliato. All’interno infatti vi era una tavola d’oro, sulla quale i pani della presenza giacevano ininterrottamente (Menachot 11,7).

Lo stesso trattato attesta un’altra usanza estremamente importante. Durante la celebrazione della Festa di Pasqua, della Festa delle Settimane e della Festa delle Capanne, i sacerdoti sollevavano la tavola d’oro e mostravano il pane della Presenza a coloro che si erano riuniti per le feste, dicendo: Guardate, ecco l’amore di Dio per voi! (Menachot 29,1). La presentazione del pane del volto era in adempimento al seguente comando Tre volte all’anno ogni tuo maschio compaia alla presenza del Signore Dio, Dio d’Israele (Es 34, 23).

Preannuncio dell’Eucaristia

Quindi la produzione dei pani dell’offerta, la loro presentazione come sacrificio e in ultimo l’usanza di consumarli nel tempio possono essere considerati una prefigurazione dell’Eucaristia? Certamente, sì. Così come i dodici pani dell’offerta rappresentavano le dodici tribù di Israele, così Gesù, istituendo l’Eucaristia, mangiò l’ultima cena con i dodici apostoli, che simboleggiavano il nuovo popolo di Dio, escatologico, popolo della nuova alleanza. I pani della presenza venivano mangiati come „memoria” dell’alleanza stipulata tra Dio e il popolo eletto sul Sinai. Gesù comandò agli apostoli di offrire il pane, che diventa il suo corpo, come „memoriale” del sacrificio della croce, attraverso il quale Dio fece una nuova alleanza con l’umanità. Le parole pronunciate da Gesù sul pane e sul vino nell’Ultima Cena parlano infatti di una nuova alleanza, richiamando in questo modo quell’antica alleanza sancita sul Sinai.

Il rito dello scambio dei pani dell’offerta si svolgeva in un giorno sacro per gli ebrei, cioè il sabato. Noi partecipiamo all’Eucaristia nel giorno santo dei credenti in Cristo, la domenica. Durante lo scambio dei pani veniva consumato il vino. Come offerte sacrificali durante l’Eucaristia, vengono portati pane e vino. Lo stesso tavolo sul quale venivano posti i pani dell’offerta è divenuto simbolo dell’altare su cui avviene la transustanziazione dei doni nel Corpo e nel Sangue di Cristo. Durante la celebrazione della Messa, le candele bruciano davanti all’altare come la luce della menorah nel Santo dei Santi del Tempio di Gerusalemme. Il pane eucaristico viene conservato nel tabernacolo, davanti al quale arde una lampada eterna.

Infine, richiamiamo l’usanza descritta prima, quando, durante le feste dei pellegrini, i sacerdoti portavano fuori dal Tabernacolo la tavola con sopra i pani dell’offerta, mostrandola al popolo con l’annuncio: „Ecco l’amore di Dio per voi”. In questa usanza possiamo intravedere un fondamento teologico della pratica liturgica dell’adorazione del Santissimo Sacramento. L’adorazione non è altro che contemplare e ammirare l’amore di Dio per noi – di Dio nascosto nel Santissimo Sacramento.

trad. Anna Marx Vannini

„I pani dell’offerta, prefigurazione dell’Eucaristia”, Rinnovamento nello Spirito Santo 3-4 (2021) 24-25.

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