La moltiplicazione dei pani, raffigurazione dell’Eucaristia

Gli esegeti sono soliti distinguere quattro tipi di miracoli di Gesù che consistono nel: compiere guarigioni, liberare dal demonio (esorcismi), risuscitare i morti e operare prodigi che superano le leggi della natura.  Le moltiplicazioni dei pani appartengono ovviamente a quest’ultimo tipo. Il racconto della miracolosa moltiplicazione dei pani compiuta da Gesù compare ben sei volte sulle pagine dei quattro vangeli (Mc 6,32-44; Mt 13,14-21; Lc 9,12-17; Mc 8,1-10; Mt 15,32-39; Gv 6,1-15). I biblisti sostengono che essi raccontano due eventi distinti. Soffermiamoci su quelli raccontati dall’evangelista Marco, poiché sono considerati i più antichi. Ecco il primo:

Sbarcando, vide molta folla e si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose. Essendosi ormai fatto tardi, gli si avvicinarono i discepoli dicendo: „Questo luogo è solitario ed è ormai tardi; congedali perciò, in modo che, andando per le campagne e i villaggi vicini, possano comprarsi da mangiare”. Ma egli rispose: „Voi stessi date loro da mangiare”. Gli dissero: „Dobbiamo andar noi a comprare duecento denari di pane e dare loro da mangiare?”. Ma egli replicò loro: „Quanti pani avete? Andate a vedere”. E accertatisi, riferirono: „Cinque pani e due pesci”. Allora ordinò loro di farli mettere tutti a sedere, a gruppi, sull’erba verde. E sedettero tutti a gruppi e gruppetti di cento e di cinquanta. Presi i cinque pani e i due pesci, levò gli occhi al cielo, pronunziò la benedizione, spezzò i pani e li dava ai discepoli perché li distribuissero; e divise i due pesci fra tutti. Tutti mangiarono e si sfamarono, e portarono via dodici ceste piene di pezzi di pane e anche dei pesci. Quelli che avevano mangiato i pani erano cinquemila uomini (Mc 6,34-44).

La moltiplicazione dei pani per i Giudei

Uno sguardo al contesto letterario di questo episodio (Mc 6,1-33) indica che Gesù con gli apostoli si trovava in territorio giudaico. I discepoli, preoccupati per le folle rimaste nelle zone deserte senza potersi sfamare, volevano che Gesù li rimandasse a casa, ma Egli ordinò ad essi: „Date loro voi da mangiare!” (Mc 6,37). Quello che gli apostoli erano in grado di procurare, erano appena cinque pani. Per ogni ebreo, il numero cinque veniva associato alla Torah, cioè il Pentateuco. In questo modo, l’evangelista mette di nuovo in rilievo il contesto giudaico dell’intero racconto. Gesù, dopo aver preso i cinque pani, recitò la benedizione. La tipica benedizione ebraica recitata prima di un pasto è molto simile a quella pronunciata dai sacerdoti della Chiesa cattolica mentre preparano i doni offertoriali per la celebrazione dell’Eucaristia. Essa deriva de facto proprio dalla preghiera ebraica: “Benedetto sei tu Signore Dio dell’universo. Dalla tua bontà abbiamo ricevuto questo pane, frutto della terra e del lavoro dell’uomo”.

Dopo questa preghiera, Gesù „spezzò” i pani e li „diede” ai discepoli. Notiamo subito la sequenza dei verbi: „prese” – „recitò la benedizione” – „spezzò” – „diede”. Una volta descritte queste azioni, ci troviamo di fronte ad altri due valori numerici: dodici e cinque. Sono state infatti raccolte dodici ceste piene di pezzi di pane e coloro che si erano sfamati con il pane moltiplicato erano cinquemila uomini. L’evangelista menziona la presenza di soli uomini, poiché la società ebraica era una società patriarcale. Al significato simbolico del numero cinque, abbiamo accennato in precedenza, mentre ogni Israelita associava il numero dodici alle dodici tribù del popolo eletto. Inoltre, il termine cesta (gr. kofinos) indica una cesta di pane tipicamente ebraica, spesso portata sul capo dalle donne. Così, l’intero racconto, letto in chiave di tradizione giudaica, ritrae Gesù come il pastore-Messia che raduna il popolo eletto ebraico in un banchetto escatologico messianico.

Gesù appare così come il nuovo Mosè: come Mosè supplicò Dio di mandargli il pane, cioè la manna per poter sfamare gli Israeliti nel deserto, così Gesù (con la potenza di Dio) compie il miracolo della moltiplicazione dei pani per il popolo di Dio riunito davanti a sé  e costituito sia da ebrei che da gentili. Allo stesso tempo, la moltiplicazione dei pani è segno dell’avvento dei tempi messianici, perché gli ebrei si aspettavano che il Messia (come Mosè) nutrisse il popolo di Dio con il pane. Questo pane, naturalmente, è il pane eucaristico.

La moltiplicazione dei pani per i Gentili

Passiamo ora al secondo racconto di Marco sulla moltiplicazione dei pani (Mc 8,1-10), accostando le somiglianze e le differenze tra le due narrazioni. Questa volta Gesù si trovava nei pressi di Dalmanuta (Mc 1,10), cioè sulla sponda orientale del Mar di Galilea, una zona abitata da pagani. Il numero dei pani – sette – ha un significato universale. Non si tratta quindi solo di ebrei, ma di tutti i popoli. I biblisti vedono in questo un riferimento ai sette comandamenti che Noè ricevette da Dio dopo la fine del diluvio (Genesi 9,1-17). L’alleanza che Dio fece con Noè., la fece con tutta l’umanità.

Prendendo i pani, Gesù pronunciò un ringraziamento. I gentili, a differenza degli ebrei, non recitavano una benedizione prima del pasto, ma ringraziavano. Anche qui abbiamo un’interessante sequenza di verbi: „prese” – „recitò la benedizione” – „spezzò” – „diede”. Gesù sfamò quattromila persone. Anche questo è un indizio molto importante. Il numero quattro indica i quattro punti cardinali e il riferimento alle persone – non ai soli uomini, il cui status nella società ebraica era di molto superiore a quello delle donne – rimanda ad un ambiente pagano. I sette cesti di pezzi raccolti sottolineano ancora una volta la natura universale del miracolo. L’uso del sostantivo spyris, che indica tutti tipi dei cesti usati nel Mediterraneo, e non solo quelli usati dagli ebrei, svolge lo stesso ruolo.

Due moltiplicazioni che prefigurano un unico sacramento

Il fatto di presentare due versioni della moltiplicazione dei pani fu per Marco una scelta deliberata dettata da un obiettivo teologico. Il fatto di sfamare cinquemila persone (Mc 6,32-44) doveva costituire un segno per i Giudei, mentre dare da mangiare ai quattromila (Mc 8,1-10) era un segno per i Gentili. L’interpretazione del racconto di Marco è analoga a quella dei racconti degli altri evangelisti. Ci possiamo chiedere se questi eventi, cioè ambedue le moltiplicazioni dei pani, possono essere letti come prefigurazioni dell’Eucaristia. Certamente sì.

Nei racconti della moltiplicazione dei pani appare una specifica sequenza di verbi, che descrivono le azioni di Gesù, analoga alle azioni da lui compiute per istituire l’Eucaristia durante l’Ultima Cena. Ad esempio, la narrazione di Luca: „Poi, preso un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: „Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me””(Lc 22,19) corrisponde anche a ciò che Gesù fece durante l’incontro domenicale con i discepoli di Emmaus e che la maggior parte degli esegeti considera una celebrazione eucaristica o un evento che la prefigura: “Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro” (Lc 24,30). L’incontro di Gesù che spezza il pane con i discepoli in cammino verso Emmaus avviene nella domenica di Risurrezione: per la Chiesa dei primi tempi ciò diventa una delle ragioni per spostare il giorno sacro dal sabato alla domenica.

Conclusione

In quattro dei sei racconti che parlano della moltiplicazione compare il verbo eucharistein, che è alla base del sacramento istituito da Gesù. Tali racconti contengono inoltre un forte messaggio ecclesiologico: Gesù ha bisogno sia dell’iniziativa che della collaborazione dei discepoli. Sono essi i mediatori nella distribuzione del pane. In futuro, essi e i loro successori diventeranno ministri dell’Eucaristia e continueranno a rispondere alla chiamata di Cristo: „Voi stessi date loro da mangiare” (Mc 6,37).

trad. Anna Marx Vannini

„La moltiplicazione dei pani, raffigurazione dell’Eucaristia”, Rinnovamento nello Spirito Santo 9-10 (2023) 8-9.

Polub stronę na Facebook