L’ora di Gesù nel Vangelo di Giovanni come prefigurazione dell’Eucaristia

Dei quattro Vangeli canonici, quello di Giovanni è stato scritto più tardi di tutti. Molto probabilmente verso la fine del I secolo. Una riflessione così lunga sulla vita e sull’opera di Gesù ha portato a sviluppare un ricco simbolismo. Uno dei simboli che l’evangelista ama utilizzare è il motivo dell’ora di Gesù. Potrebbe avere un legame con l’Eucaristia? Vediamo alcune delle sue manifestazioni.

L’ora che non è ancora venuta

La prima volta che Gesù parla della sua ora è nel colloquio con sua madre a Cana di Galilea. Alcuni biblisti mettono un punto interrogativo alla fine della frase pronunciata da Gesù: „Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora?” (Gv 2,4). Tuttavia, nel testo originale greco non ci sono segni di punteggiatura, per cui altri preferiscono vedere qui un’affermazione: „Non è ancora giunta la mia ora”. Subito dopo, Gesù compie il primo segno: trasforma l’acqua in vino. La reazione iniziale di Gesù all’osservazione di Maria che gli sposi non hanno vino sembra essere negativa. La logica dell’argomentazione dell’evangelista è la seguente: Gesù non intende procurare  vino agli sposi e agli invitati alla festa di nozze perché non era ancora giunta la sua ora. Quando quell’ora arriverà, Gesù provvederà di fornire anche il vino. Su richiesta della madre, compie un miracolo, annunciando così la sua ora.

Il motivo dell’annuncio del vino nuovo è completato dal discorso di Gesù sulla vite (Gv 15,1-17). Il Padre è vignaiolo, i discepoli i tralci e Gesù stesso la vera vite, come nel discorso eucaristico è il vero pane (Gv 15,1). Il Padre si prende molta cura della vite, cioè di Gesù: toglie i tralci (i discepoli) che non portano frutto e pota quelli che lo portano, affinché possano portare più frutto. L’ultimo frutto che nasce dalla vite è il vino, e questo – nel Vangelo di Giovanni – è una prefigurazione dell’Eucaristia.

La seconda volta in cui Gesù parla dell’ora è nella sua conversazione con la Samaritana: Gesù le dice: „Credimi, donna, è giunto il momento in cui né su questo monte, né in Gerusalemme adorerete il Padre”. (Gv 4,21). I Samaritani si consideravano i legittimi eredi di Mosè, che avevano osservato fedelmente la Legge. Adoravano Dio nel tempio costruito sul monte Garizim, non a Gerusalemme. L’affermazione di Gesù che è giunto il momento in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità è profetica perché annuncia indirettamente un nuovo culto, diverso da quello dei Giudei o dei Samaritani. Chi è veramente nato dall’acqua e dallo Spirito, cioè ha ricevuto il battesimo e lo ha confermato con una decisione personale di fedeltà a Cristo come Signore e Salvatore, adora Dio in Spirito e verità, non offrendo sacrifici di animali e di frutti della terra nel tempio di Gerusalemme. Lo stesso Spirito Santo che nel corso dell’attività terrena di Gesù abitava il suo spirito umano, lo stesso Spirito Santo che, come un vento impetuoso, ha squarciato il velo del tempio e che abita in tutti i nati dall’acqua e dallo Spirito, fa sì che il cristiano possa rendere il culto a Dio in ogni luogo e in ogni momento – nel sacrificio eucaristico. La presenza di Dio, infatti, non è „limitata” né al Monte Moriah a Gerusalemme né al Monte Garizim in Samaria, perché il Dio onnipresente abita nei cuori dei credenti per mezzo del suo Spirito.

Un’altra una volta ancora, il motivo dell’ora nel Vangelo di Giovanni è legato a una nuova forma di ascolto di Dio. L’affermazione di Gesù è sorprendente nella misura in cui si riferisce ai morti, e tale riferimento può avere un duplice aspetto. Sembra quasi certo che questa ambiguità sia stata voluta da Giovanni per invitare a una duplice interpretazione delle parole di Gesù: In verità, in verità vi dico: è venuto il momento, ed è questo, in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio, e quelli che l’avranno ascoltata, vivranno”. (Gv 5,25). Gesù annuncia un modo nuovo di ascoltare Dio. Da un lato, si riferisce a persone morte fisicamente, mentre dall’altro parla di morte spirituale. Nel primo caso, si tratta di coloro che hanno ascoltato le parole della buona novella quando Gesù è sceso negli inferi dopo la sua morte (1 Pietro 3:19-20). Tuttavia, questa affermazione può essere compresa anche nella prospettiva della cosiddetta morte spirituale. L’apostolo Paolo ricordava agli Efesini: „E voi eravate morti a causa dei vostri peccati” (Ef 5,14). Questo si riferisce a una vita nel peccato, lontana da Dio. Dopo tutto, i peccatori hanno l’opportunità di ascoltare la voce di Dio.

Motivo di transizione

Un altro momento in cui appare il motivo dell’ora è legato a una sorta di gioco di parole: „È giunta l’ora che sia glorificato il Figlio dell’uomo. In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto.” (Gv 12,23-24). Il termine bar in ebraico significa „chicco”, mentre in aramaico significa „figlio”. Quando Gesù ha pronunciato queste parole in aramaico, potrebbe aver consapevolmente guidato i suoi ascoltatori ebrei a leggere in esse la verità della sua figliolanza divina. Si può quindi vedere qui un gioco di parole: „Se il Figlio non muore, rimane solo. Se muore, porta molto frutto”. Si tratterebbe di un’allusione alla morte salvifica e alla sepoltura di Gesù, il Figlio di Dio. Si noti che Gesù sta parlando del frutto del grano. Il grano, dopo tutto, non produce frutti, bisogna quindi intendere il termine simbolicamente. La Bibbia polacca “del Millennio” spiega che il grano, quando muore, produce un abbondante „raccolto” di frutti, mentre il termine greco usato da Giovanni è „frutto” (kapros). È risaputo che il grano non fruttifica, quindi il termine va inteso in modo più simbolico, così come quello di Paolo: „Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace,…”. (Galati 5,22). Quindi, in definitiva, qual è il frutto del grano? Il pane, naturalmente! Dal grano si ricava la farina per la preparazione del pane. Ed è per questo che nell’affermazione di Gesù che la sua „ora è venuta” possiamo intravedere l’anticipazione dell’Eucaristia.

È giunta l’ora

Il motivo dell’ora di Gesù compare anche all’inizio del cosiddetto Libro della Passione, la seconda parte del Vangelo di Giovanni: „Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine.” (Gv 13,1). L’Ultima Cena, in cui viene istituita l’Eucaristia, è appena iniziata. Giovanni omette la descrizione dell’istituzione dell’Eucaristia per due motivi: in primo luogo, il discorso eucaristico di Gesù è incluso nel suo Vangelo; in secondo luogo, presuppone nei suoi lettori una familiarità con il racconto sinottico e forse anche con la Prima Lettera ai Corinzi. Questa è l’ultima Pasqua di Gesù, durante la quale subirà la morte. Questo è anche il significato essenziale del motivo dell’ora di Gesù: indica la passione e la morte di Cristo. Questi eventi portano alla sua risurrezione e tutti e tre – passione, morte, risurrezione – sono resi presenti nell’Eucaristia.

Conclusione

Quando Gesù annuncia la sua ora, annuncia indirettamente anche l’Eucaristia. Da dove nasce questa conclusione? Torniamo a Cana. Quando, all’osservazione di Maria che gli sposi non hanno vino, Gesù risponde che non è ancora giunta la sua ora, ciò implica che quando arriverà quell’ora, Gesù fornirà il vino. Sarà il vino trasformato nel suo sangue, annunciato dal primo segno compiuto a Cana. Poi, la Samaritana. Nel colloquio con lei, Gesù annuncia la cessazione del culto ebraico nel tempio di Gerusalemme e del culto samaritano sul monte Garizim. Sta infatti per giungere l’ora in cui i veri adoratori di Dio – cioè coloro che, come la Samaritana, riconoscono il Messia in Gesù – adoreranno Dio in Spirito e verità. Il culto in Spirito e verità include l’Eucaristia. Come risulta da questo dialogo, Dio stesso desidera tale culto e vuole che i suoi adoratori lo adorino in modo nuovo. L’ora di Gesù è anche il momento in cui coloro che erano spiritualmente morti prenderanno vita e udranno la voce del figlio di Dio. Non possiamo collegare questo annuncio alla liturgia della Parola nell’Eucaristia? Certo che sì. È proprio lì che i peccatori ascoltano la parola di Dio che da loro la vita. Nel contesto di un altro discorso riferito alla sua ora, Gesù annuncia che il chicco, per portare frutto, deve morire. Il frutto ultimo del chicco di grano è il pane. E da qui nell’interpretazione siamo  ad un passo al pane eucaristico. Non c’è dubbio, quindi, che l’ora di Gesù nelle pagine del Vangelo di Giovanni sia una prefigurazione dell’Eucaristia.

trad. Anna Marx Vannini

„L’ora di Gesù nel Vangelo di Giovanni come prefigurazione dell’Eucaristia”, Rinnovamento nello Spirito Santo 2 (2024) 10-12.