fot. M. Rosik
L’ultima delle piaghe egizie era quella riguardante il comando di Dio di uccidere un agnello e di ungere le porte delle case degli Israeliti con il suo sangue. Mentre gli Israeliti mangiavano in fretta la carne dell’agnello, l’angelo del Signore colpiva a morte i primogeniti degli Egiziani: „A mezzanotte il Signore percosse ogni primogenito nel paese d’Egitto, dal primogenito del faraone che siede sul trono fino al primogenito del prigioniero nel carcere sotterraneo, e tutti i primogeniti del bestiame.”. (Es 12,29). Questi eventi spezzarono la resistenza del faraone che ordinò agli Israeliti di partire con tutti i loro beni. Un comando analogo che Dio rivolse agli Israeliti recitava: ” Il Signore disse a Mosè e ad Aronne nel paese d’Egitto: „Questo mese sarà per voi l’inizio dei mesi, sarà per voi il primo mese dell’anno. Parlate a tutta la comunità di Israele e dite: Il dieci di questo mese ciascuno si procuri un agnello per famiglia, un agnello per casa. Se la famiglia fosse troppo piccola per consumare un agnello, si assocerà al suo vicino, al più prossimo della casa, secondo il numero delle persone; calcolerete come dovrà essere l’agnello, secondo quanto ciascuno può mangiarne” (Es12, 2-4).
L’Agnello durante la Pasqua degli Israeliti
Poiché la Pasqua era un sacrificio offerto a Dio, l’animale non poteva avere alcun difetto. Le vittime sacrificali venivano abitualmente scelte senza tener conto del sesso, ma questa volta si parla di un agnello maschio e nato nell’anno. Una volta ucciso l’agnello, il suo sangue doveva essere cosparso sulle porte, o più precisamente sugli architravi delle case. Nelle famiglie più povere la porta era sostituita da una tenda. L’unzione o l’aspersione con il sangue avevano il carattere simbolico e serviva per identificare gli abitanti della casa. Dopo aver spruzzato la porta, si doveva mangiare la carne arrostita dell’agnello. Le vittime sacrificali venivano prevalentemente bollite nell’acqua, ma questa volta Dio ordinò di arrostirle. Si trattava probabilmente di non dover smembrare il corpo dell’animale, come richiederebbe la cottura, stando al comando: „non ne spezzerete alcun osso” (Es 12, 46). Ciò conferma le precedenti istruzioni date da Dio a Mosè e Aronne: ” In quella notte ne mangeranno la carne arrostita al fuoco; la mangeranno con azzimi e con erbe amare. Non lo mangerete crudo, né bollito nell’acqua, ma solo arrostito al fuoco con la testa, le gambe e le viscere.” (Es 12, 8-9).
Gli Israeliti, mentre mangiavano l’agnello, dovevano avere i fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano. La cintura sui fianchi caratterizzava coloro che erano al lavoro o in partenza per un viaggio. I sandali di solito venivano indossati quando ci si metteva in cammino. Il riferimento alla „cintura e ai sandali” simboleggia la prontezza nel compiere un’azione. Il bastone in mano indica chiaramente l’imminenza di un viaggio.
Giovanni Battista su Gesù l’Agnello
Giovanni Battista quando Gesù andò al fiume Giordano lo presentò come l’Agnello di Dio: „Il giorno dopo, Giovanni vedendo Gesù venire verso di lui disse: „Ecco l’agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo! Ecco colui del quale io dissi: Dopo di me viene un uomo che mi è passato avanti, perché era prima di me. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare con acqua perché egli fosse fatto conoscere a Israele „. (Gv 1,29-31). Il Battista indicò Gesù come Colui che viene. Sentiamo qui l’eco delle parole di Isaia: „Ecco, il Signore Dio viene con potenza, con il braccio egli detiene il dominio. ” (Is 40,10). Gesù è ritratto allo stesso modo nell’Apocalisse: „Colui che è, che era e che viene” (Ap 1, 4). La finalità della Sua venuta era quella di togliere i peccati del mondo. Secondo la tradizione ebraica, alla fine dei tempi il peccato scomparirà e regnerà la fedeltà a Dio. La maggior parte dei biblisti concorda, che Giovanni, nel chiamare Gesù l’Agnello di Dio, abbia attinto al simbolismo veterotestamentario dell’agnello pasquale. Come il sangue dell’agnello pasquale salvò i primogeniti degli Ebrei dalla spada dell’angelo della morte, così il sangue di Gesù morente sulla croce salverà i credenti in Lui dalla macchia del peccato. Gesù è Colui che ha tolto il peccato del mondo. La testimonianza che identifica Gesù come l’Agnello di Dio appare nei seguenti versetti del Vangelo di Giovanni: „Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: “Ecco l’agnello di Dio!””. (Gv 1, 35-6).
Paolo su Gesù l’Agnello
Anche in San Paolo troviamo l’identificazione di Cristo con l’Agnello. Si tratta di un passo contenuto nella sua corrispondenza con i Corinzi: „Non sapete che un po’ di lievito fa fermentare tutta la pasta? Togliete via il lievito vecchio, per essere pasta nuova, poiché siete azzimi. E infatti Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato!” (1 Cor 5, 6b-7). L’apostolo delle genti ricorre a questa immagine mentre spiega agli abitanti della comunità di Corinto il perché li aveva esortati ad espellere dalla comunità uno che aveva commesso un peccato di incesto. Richiamando l’usanza ebraica di eliminare il lievito dalla casa poco prima della Pasqua, Paolo esorta a fare altrettanto con il peccatore che non ha intenzione di pentirsi, ricordando il detto proverbiale: „Un pizzico di lievito fa lievitare tutto l’impasto”. Solo in questo modo l’intera comunità potrà rimanere salva.
Paolo interpreta le usanze ebraiche associate alla Pasqua in spirito cristiano. Ha chiamato la comunità cristiana „nuova pasta” ed identifica l’agnello pasquale con Cristo. In questo modo, fa capire ai Corinzi che il sacrificio offerto sulla croce, e reso presente nell’Eucaristia, era la „pasqua”, cioè „transizione” verso uno stato completamente nuovo.
Gesù, l’Agnello della nuova Pasqua
Nell’Ultima Cena, Gesù invitò i discepoli a mangiare la sua carne, come Dio, un tempo, comandò agli Israeliti di mangiare l’agnello prima di lasciare l’Egitto. Questo significa che l’agnello mangiato dagli Israeliti prima dell’esodo dalla terra di schiavitù era un preludio a ciò che sarebbe successo diversi secoli dopo. Era l’annuncio dell’Eucaristia. Perché?
L’angelo della morte, passando per l’Egitto, risparmiò le case nelle quali gli Israeliti mangiavano la carne dell’agnello; quelle case erano segnate dal suo sangue. Gesù ha promesso che chi avrebbe mangiato la Sua carne e avrebbe bevuto il Suo sangue si sarebbe salvato – sarebbe vissuto per sempre. Le ossa dell’agnello destinato per la Pasqua non dovevano essere rotte. Nemmeno a Gesù morto sulla croce furono spezzate le ossa, come attesta l’evangelista Giovanni: „Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe al primo e poi all’altro che era stato crocifisso insieme con lui. Venuti però da Gesù e vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera e egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. Questo infatti avvenne perché si adempisse la Scrittura: Non gli sarà spezzato alcun osso. E un altro passo della Scrittura dice ancora: Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto”. (Gv 19, 32-7). L’agnello consumato durante la Pasqua degli Israeliti era per loro nutrimento nel cammino verso la Terra Promessa. L’Eucaristia è il cibo che ci nutre nel cammino verso la nuova Terra Promessa.
Con lo stesso spirito va interpretato ciò che Giovanni Battista e l’apostolo Paolo raccontano di Gesù. Entrambi lo identificano con l’agnello pasquale: l’Ultima Cena, durante la quale Gesù istituì il sacramento dell’Eucaristia, fu un banchetto pasquale. Tuttavia in nessuno dei racconti dell’Ultima Cena si ricorda che veniva mangiato dell’agnello. Ciò che affermano, invece, gli evangelisti insieme a Paolo è che Gesù diede agli apostoli se stesso come cibo. Perché è Lui l’Agnello di Dio, la cui prefigurazione era l’agnello mangiato dagli Israeliti durante l’uscita dall’Egitto.
Traduzione di Anna Marx Vannini
„Gesù, l’Agnello pasquale”, Rinnovamento nello Spirito Santo, 8-9 (2020) 12-13.
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